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Alessio Varisco e Nietzsche
 
 
 

 

 

È tempo che l’uomo fissi la propria meta. È tempo che l’uomo pianti il seme della speranza più alta.

Il suo terreno è ancora abbastanza fertile per far ciò. Ma questo terreno sarò un giorno impoverito ed addomesticato e non ne potrà più crescere un albero fiero.

Guai! Si avvicinano dei tempi in cui l’uomo non scaglierà più la freccia anelante al di là dell’uomo, e la corda del suo arco avrà disimparato a vibrare!

Io vi dico: bisogna avere ancora un caos dentro di sé per partorire una stella danzante. Io vi dico: voi avete ancora del caos dentro voi stessi. Io vi dico: voi avete ancora dell’energia generante dentro voi stessi.

Guai! Si avvicinano i tempi in cui l’uomo non partorirà più stella danzante. Guai! Si avvicinano tempi dell’uomo più spregevole, quello che non sa disprezzare se stesso.

[Prefazione di Zarathustra, n.5]

Ed ecco un’aquila volteggiava in cielo facendo grossi circoli! Aveva infatti udito lo stridere acuto dell’uccello. Ad essa era appeso un serpente, non come preda, ma come un amico: le stava infatti inanellato al collo.

[…] “ho trovato più inganni tra gli uomini che in mezzo alle bestie perigliose”. Dette queste cose Zarathustra si ricordò del saggio della foresta, sospirò e così parlè al suo cuore: fossi più intelligente! Più intelligente in ogni fibra, come il mio serpente! Ma ciò che chiedo è impossibile: perciò pergo il mio orgoglio di seguire sempre più la mia intelligenza! E possa almeno il mio orgoglio volar via con la mia follia!.

[Prefazione di Zarathustra, n.10]

Sui monti la via più diretta è quella da vetta a vetta: ma per questo occorre che tu abbia gambe lunghe. Le sentenze devono essere vette: e coloro ai quali si parla devono essere grandi e di alta statura.

[“Del leggere e scrivere” in Così parlò Zarathustra]

Sull’albero futuro noi costruiamo il nostro nido; aquile debbono portare nel becco il cibo a noi solitari! […]

Invero noi non abbiamo qui rifugi impuri! Una caverna di ghiaccio significherebbe per i vostri corpi la nostra gioia, e per i vostri spiriti!

E come venti vigorosi noi vogliamo vivere al di sopra di loro, vicini alle aquile, vicini alla neve, vicini al sole: così vivono venti tosti!

E un giorno voglio soffiare come vento anche tra loro e col mio spirito togliere il fiato al loro spirito: così vuole il mio futuro. In verità, Zarathustra è un vento contro tutte le bassure; e questo consiglio egli dà a tutti i suoi nemici e a tutto quanto vomita e sputa: “guardatevi dallo sputare contro il vento”.

[“Della canaglia” in Così parlò Zarathustra]

Attorno a me io chiudo cerchi e confini sacri; sempre meno uomini salgono con me su montagne sempre più alte, -io formo una catena con montagne sempre più sante.

Ma dovunque voi vogliate salire insieme a me, fratelli, badate che insieme a voi non salga un parassita!

Parassita: questo è una razza di verme che striscia e si appiccica, che vuole ingrassarsi negli angoli vostri più malati e piagati.

E questa è la sua arte: scoprire le anime che salgono, quando sono stanche; egli costruisce il suo nido schifoso nella vostra afflizione e melanconia, nel vostro pudore delicato.

[“Di antiche tavole nuove, n.19” in Così parlò Zarathustra]

Così, passando lentamente in mezzo a varie genti e a città di ogni genere, Zarathustra allungava la via del ritorno alla sua montagna ed alla sua caverna. Ed ecco che senza accorgersene si trovò davanti alla porta della grande città: qui un pazzo furioso con le braccia spalancate gli balzò incontro e gli sbarrò il cammino. […]

“Ma perché sei venuto a guado attraverso questa melma? Abbi compassione dei tuoi piedi. […] qui marciscono tutti i sentimenti: qui soltanto sentimentucci scheletrici possono far rumore coi loro ossicini!

Non senti già l’odore dei macelli, delle bettole dello spirito? Non esala questa città miasmi di spirito macellato? […]

Non senti come lo spirito qua sia divenuto gioco delle parole? Un liquame schifoso di parole che viene fuori! E con queste parole essi fanno il loro giornale. Essi pungolano a vicenda, né sanno verso dove. Essi si scaldano a vicenda, né sanno perché. Essi fanno fracasso con la loro latta, fanno tintinnare il loro oro. […] qui tutti i piaceri ed i vizi sono di casa… qui il sangue scorre sempre marcio e tepido e schiumoso per tutte le vene: sputa sulla grande città che è la grande cloaca dove tutta la feccia si raduna schiumeggiante!

Sputa sulla città dalle anime spiaccicate e dai petti intisichiti, dagli occhi aguzzi e dalle dita viscide.

[“Del passare oltre” in Così parlò Zarathustra]

Orsù! quel sentiero conduce in alto, là si trova la caverna di Zarathustra.

[“Del leggere e scrivere” in Così parlò Zarathustra]

Ma, voltando il sentiero attorno una volta ancora alla rupe, il paesaggio mutò di colpo, e Zarathustra entrò nel regno della morte. Qui dei macigni appuntiti, di colore nero e rossastro, fissavano rigidi il cielo; non un filo d’erba cresceva, né un albero. […] perciò i pastori chiamavano questa valle morte del serpente [IN ENGADINA C’E’ IL GHIACCIAIO DIAVOLEZZA ED IL GHIACCIAIO DI MOTERACH]. […]

E distolse lo sguardo alzando il piede, onde lasciare quel tristo luogo.

[“L’uomo più brutto” in Così parlò Zarathustra]

Molti pensieri di gelo e di solitudine…

Ma intanto saliva e saliva e saliva ancora sempre più in alto, poi discendeva per verdi pascoli, ora anche per greti selvatici e petrosi, dove un tempo qualche torrente impaziente aveva avuto il suo letto; ed ecco che, improvvisamente, sentì di nuovo più calore ed il suo cuore fu rinfrancato.

[“Il mendicante volontario” in Così parlò Zarathustra]

   

 



   
 
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