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"Percorsi" di Alessio Varisco
 
 
     

Intervento del Presidente dell’Associazione Culturale Técne Art Studio®: «Allora Professore, Lei che è esperto, ci guidi e conduca per questi "percorsi" , perchè anche se siamo delle schegge -come ha detto il Cardinale che esploderanno, Lei ci guidi con la sua saggezza.
Non siamo molti, neppure pochi, qualche decina questa sera, ma fa lo stesso. Forse è un gran un numero per un centro di provincia; l’appuntamento è infrasettimanale, in questa ridente ma operosa Brianza.
I pochi poi vanno per il mondo».

Contributo critico del Professor PIER FRANCO BERTAZZINI, (Storico dell’Arte e già Sindaco di Monza)
«Io sono davvero lieto ed onorato di essere qui, può sembrare il solito esordio scontato e un po' retorico, persino sciocco, ma non è così.

 

Perchè intanto io sono piuttosto vecchio e vedere i giovani mi fa piacere. Sono arrivati anche questi che son tanto cari e simpatici, la giornalista –giovane-, giovani gli artisti. A me è capito un po’ di tempo fa di presentare Raimondi, “il re dell’acquerello”, a Monza una sala piena e... ma forse è meglio la modernità, avere a che fare con questa gente giovane, Michele poi viene da Orvieto e quindi c’è un coinvolgimento personale ed emotivo. Io in Umbria sono stato un anno0 in tempi antichissimi professore di Liceo sono finito a Spoleto, che posti meravigliosi. Orvieto quante volte son stato ad Orvieto, l’Umbria. Una regione meravigliosa... Lasciamo stare le grandi città: Perugia, Orvieto, Spoleto, Assisi, Gubbio, ma anche i posti piccoli, Spello per esempio. Andare a Spello a vedere a Santa Maria Maggiore gli affreschi del Pinturicchio, andare e restarci. Chi poi è stato ad Orvieto vuol restarci; un torrione tufaceo, su su, da dove si vede quello che il Carducci chiama «il Divino del pian silenzio verde...», una cosa meravigliosa, un Duomo, un merletto, la facciata che è qualcosa di meravigliosa, fra le più caratteristiche, se non la prima, dentro gli affreschi: Luca Signorelli. Andare in Umbria significa farsi una cultura, perchè vedete per capire la cultura, l’istruirsi, conta molto anche per fare gli artisti la pittura conta molto, la cultura conta molto. Qui mi direte lei ha tirato fuori il Pinturicchio, beh di fronte al Pinturicchio c’è il Perugino con dei cieli che son il cielo umbro meraviglioso, celestiali davvero, ma qui lei parla di storia dell’arte, di roba tradizionale, di figurativo, qui siamo in tutt’altro. Ma certo...
Michelangelo, Leonardo “la linea cosa divina” diceva, ma non possiamo continuare a fare le Madonne come le faceva il Perugino, o abissare quello che ha fatto.
L’arte è statica o è dinamica? E’ dinamica!!!
E allora vedete che questa gente qui sarebbero capaci, vedete che dimostrano di avere un certo ricordo di figurativo, e quando quelle statuine lì, quei buccheri, fatevi spiegare poi da lui bene che cos’è , è qualche cosa addirittura di etrusco, quindi secoli, millenni, lontani da noi. Bucchero vedete: millenni prima di noi... C’è una tecnica adoperata dalla scultore che si chiama tecnica Raku, che è niente meno che una tecnica giapponese del sedicesimo secolo, vedete come tutto si sintetizza, come tutto si unisce. E poi arriviamo all’informale, vedete quelle figure, figure le chiama lui, come sono moderne, come sono eccentriche e c’è sotto una spiritualità anche culturalmente cristiana. Sembra orribile prima parlavamo con Alessio di quest’aggettivo di “spiritualità cristiana” Famiglia: così intitola questi manufatti. E la famiglia non è che sia peculiare prerogativa di una visione cristiana della vita, certo che il cristianesimo la famiglia l’ha portata avanti molto bene.
Ecco questi sono artisti, che pensano, e mettono alla base del loro pensiero espresso in una maniera molto moderna, informale, in cui il dato reale viene interiorizzato, personalizzato, in cui si gioca sul colore soprattutto, sull’accordo contrasto -sono passato evidentemente dimenticando per un momento lo scultore, al pittore- accordo contrasto di cromatismo. Io ricordo un vecchio che è stato maestro di suo nonno, perchè suo nonno ha frequentato l’I.S.I.A., Gino Meloni, ma entrambi gli artisti sono figli d’arte, Umberto Tiberi è stato un abile ceramista umbro. Perché questo pittore ha un nonno che faceva il futurista, e che ha aderito alla seconda avanguardia italiana, e quindi i futuristi eran dei matti per allora e la mamma che fa la pittrice e fa la pittrice in un modo moderno, in un modo estremamente avanzato, ho trovato un’iscrizione qui che è firmata da un certo Rouault ch’è un grande pittore francese, che adopera i colori accesi, decisi, contrastati e la signora confessa di avere nel cuore, nel sangue e nella testa le reminescenze di Roualut, quelle reminescenze coloristiche di colori accesi che per esempio si riscontrano un po’ dappertutto nei quadri del figlio mostrandosi soprattutto nei Percorsi che abbiamo dinanzi agli occhi.
Io mi avvierei a concludere perchè i presidi, ....ma, nonostante una certa difficoltà primitiva per cui il quasi, gli sprovveduti o chi si ritiene sprovveduto, ritiene che sia necessario che qualcuno fornisca una chiave di interpretazione, una chiave di lettura per farci capire sia per quello che riguarda il dipinto, sia per quel che riguarda la forma plastica, il prodotto scultoreo. Più facile avvicinarsi a queste figure, e famiglia ho già sottolineato prima il valore purissimo, e questa gente che indubbiamente mette, sono un po’ dei concettuali entrambi, degli intellettuali che mettono al fondo della loro produzione una spiritualità ed infatti c’è qualche indicazione che dice tutto è basato sull’anima, cioè l’arte è un prototipo dello spirito, è un prodotto fatto di colori, vedete quanto materico c’è in questi quadri che lo porto come emblematico, come peculiare, come caratteristico del pittore e qui però sotto c’è un anima come trovate scritto in qualche cartello indicativo che ben evidenzia la dimensione spirituale dei due.
Magari fatevi interrogare perchè nonostante la difficoltà che sulla prima può prendere il contatto , il rapporto fra il fruitore che siamo noi accorsi qui per vedere e gli artisti, direi che è spontaneo che è schietto, che è immediato, che è semplice appunto perchè affiora nella loro previsione quel “tanto” di spirituale che è una fisica ed una metafisica, che è un qualcosa che sta qui, che si tocca (e può farsi toccare) che è il dato reale, e c’è qualcosa che trascende che illumina la mente dell’artista e gli guida le mani.
Concludo per davvero deve essere questa una festa per gli occhi, più che sentire quello che vuol essere l’esegeta l’interprete. Festa per gli occhi e qui l’accordo contrasto dei colori, delle forme, la linearità e la concretezza e la complessità dei colori e delle forme allietano.
E’ un momento in cui per tante ragioni, ci si è messo di mezzo anche la guerra le prospettive per il domani sono forse inquiete ed inquietanti, ma qui nel ricordo del bucchero etrusco, delle forme che risentono della grecità e della romanità addirittura, abbiamo un ricordo di bellezza, di armonia, di colori, di punto, di linea, di superficie che forse in un mondo in cui il dubbio sembra insieme con l’incertezza prevalere, in cui i punti di riferimento diventano sempre più scarsi ed indefiniti, forse fermarci un momentino a gustare e a comprendere, ad immergerci in quest’armonia, in questa bellezza, forse ci dà qualche punto di riferimento, qualche certezza per l’oggi e legittima forse il concepire qualche speranza anche per il domani
Di questo, oggi, dobbiamo dire grazie ai giovani artisti, Alessio e Michele, che con il loro entusiasmo hanno creato queste opere, ed infine l’allestimento, e ce le fanno vedere.
Anche quando ero pubblico amministratore, l’ho fatto per tanti anni, io ho sempre cercato soprattutto per i giovani di offrire un chiodo dove il pittore potesse appendere il suo quadro, di offrire lo spazio dove lo scultore potesse mostrare il progetto plastico tridimensionale, perchè quale che sia la quotazione di critica o di mercato, l’artista ha sempre un messaggio da lasciare, un messaggio che è bello! Ed il bello, categoria estetica funzionale all’arte, cari giovani molto spesso va d’accordo col vero
Arrivederci cari, arrivederci al pubblico giovanissimo accorso per il loro giovane professore.
Adesso però tocca a voi dire due parole, portarli in giro, far loro vedere
Buonasera a tutti e tanti cari auguri, che classe? …. Quarta, bene buona visione a coi tutti e grazie ancora per l’invito e l’ospitalità».


Intervento del Pittore ALESSIO VARISCO:
«Ringrazio Técne Art Studio, il Professor Bertazzini, tutti gli intervenuti, l'Amministrazione di Concorezzo, i miei allievi! Técne Art Studio desidera proporre continuando la tematica di Villasanta, “EXODUS” era l’intitolazione, un percorso nuovo. Questa mostra invece si intitola “Ritorni” per cui protagonista di quest’esposizione è certamente la dimensione, caratterizzata nella pluralità delle manifestazioni stilistiche presenti, del ri-tornare ed è espressa in maniera paradigmatica da questo pannello che è un’istallazione che reca insieme le sculture di bucchero di Michele ed un’altra pittura estremamente materica che rassomiglia, nei suoi valori esteriori, alla scultura e che può dare la dimensione del Ritorno. Il ri-torno è massimamente espresso mediante delle linee che ritroverete in questi percorsi (giochi allusivi di specchi, dittici di dualità simmetriche...), per cui i percorsi avranno una specularità con e nella installazione. Da sottolineare questo percorso-strano dal titolo “Il ritornare” - una pitto-scultura - è l'emblema di una di fuga, che è dell'arte -sia pittorica che scultorea- in cui la dimensione prospettica viene dal mondo orientale, specificatamente dall’esperienza pittorica delle icone russe. In queste ultime il punto di fuga coincide con il punto di vista dell’osservatore. E qui è un po' lo stesso: voi osservatori siete il punto di vista e di fuga.
L’osservatore dovrebbe perciò porsi nella parte posteriore e vedere, o meglio entrare a far parte e leggere così, questa fuga di persone e quella è la meta.
Però si può leggere come partenza verso un ritorno che è la meta finale.
La lettura a livello geografico e fisico avviene in questo modo ed è giusto che sia così, comunque è bello notare che “il Ritornare” è stato pensato in maniera orientale per cui questo punto di vista ribaltato ed una considerazione profonda, moderna che reinterpreta la Perspectiva Oculi di noi occidentali, riavvicinandosi a quel rigorismo orientale, che -reimpostato- sfrutta la dinamicità e lo attualizza superando quella doppia fissità caratteristica dell’iconografia orientale classica: si pensi dell’icona alla fissità della scena e alla rigidità nella scelta di rappresentazione dei soggetti.
Per quello che concerne tutte le altre esperienze, la dimensione del “Tornare di nuovo” è espressa in modo diverso mediante diverse pitture e sculture.

Grazie a voi e alla prossima!».

Prof. PIER FRANCO BERTAZZINI
Critico e Storico dell’Arte
già Sindaco di Monza

   
 
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