Teodolinda Varisco
L50

Cattedrale di Milano

 

Gent.ma Sig.ra Teodolinda Varisco
Presidente Associazione Culturale “Técne Art Studio“
Monza (Mi)

«Mi é stato chiesto un contributo sull’opera pittorica di L50. Lo faccio volentieri, più che per un approfondimento critico, per un feedback a ciò che ho visto con gli occhi e certamente meno per ciò che ho saputo intuire col cuore.
Credere di poter contemplare e definire il mistero che pare rivelarsi di una Persona, dalle sue opere pittoriche per me è pura presunzione ed una vana illusione che crea inevitabili delusioni per chi ha operato e per chi suppone di aver capito.
In queste opere io apprendo solo qualcosa di questo mistero personale, ma cerco di averne grande rispetto, perchè i colori, le figure, sono dei segni, delle tracce, di tenerezza, di violenza... sono comunicazioni di una Storia, della vita di una Persona che non può essere reclusa in quello che pare a me di comprendere.
Accostarsi al mistero di una Persona è solo accogliere un dono immeritato, un dolore, una libertà, un’emozione e ciò che si vede è infinitamente poco e difficilmente decifrabile. Ma la bellezza di questo Mistero che si comunica nell’arte pittorica, non sta nel giudicarlo o farne una pur autorevole critica più o meno favorevole, ma sta nella grazia di poter contemplare il mondo di una Persona senza volerlo possedere, definire, imprigionare in parole.
Per me queste opere sono ricerca della Verità, dell’Amore, del dolore, della felicità mai raggiungibile e sempre cercata.
C’é un’esigenza dentro di esse nel cammino di una storia infinita.
Ho guardato con questi occhi che credono di vedere ma non vedono e ho capito l’umiltà, il bisogno di fermarmi e l’esigenza di avere un’anima interiore, la sola capace di cogliere attraverso il linguaggio dei segni, quello del cuore, della mente che sono il vero messaggio prezioso che in essi viene comunicato.
Vi sono in questo linguaggio esplosioni incontrollate di interiorità, di lacrime, di rabbia; poetica forma di desiderio, di abbandono, di vita e anche di morte.
Più di un quadro mi ha “toccato” e mi ha parlato con l’esercizio di un’arte non facile quella dei colori, dell’immagine, della composizione figurativa, della comunicazione di un mistero dello spirito.
A volte non ho capito niente e ne sono contento perchè non ho fatto dire a L50 quello che pareva a me, ma l’ho lasciata dirsi senza capire ciò che voleva lei: è la sua libertà.
Mi sento felice di non riuscire a possedere un Mistero e di lasciarlo nella sua immensità come un Dono a volte inquietante ma così grande poiché una Persona ha l’umiltà di aver fiducia di te e di farmi in qualche modo conoscere la sua storia.
Grazie».

Milano, 15 ottobre 1997

Mons. GIOVANNI MERLINI,

CANONICO DELLA CATTEDRALE DI MILANO