Teodolinda Varisco
L50

Presentazione della personale

«Eidos, Immagini delle idee», Villa Camperio VILLASANTA (Mi)

EIDOS

««... E' stato un piacere e lo dico con sincerità poiché rivedo molti volti noti... Ed il cuore si allarga nel tema della memoria…
Due parole sulla pittrice -L50- per l'impegno che ha profuso anche perché poi non servono le parole perché chi ha preparato la mostra, la cooperativa familiare Técne Art Studio, l'ha fatto con molta accortezza e c'è già tutta una serie di indicazioni e di didascalie per cui il percorso, le sue motivazioni, gli obiettivi formali e contenutistici sono espressi.
Due parole: sul piano delle ascendenze e sul piano dell'ispirazione noi eravamo fermi a Rouault, a Vlamynch, a Dufy; come la pittrice aveva ad un certo tempo confessato la attenzione particolare a quella confessione tenace di Rouault.
E se si pensa alla vivacità dei colori e si pensa ai contorni fisionomici o paesaggistici, alle delimitazioni sommarie a questi margini che nel sommario e nell'approssimarsi non c'è niente di limitativo, si capisce che si faccia il riferimento a questa genesi.
Oggi il manifesto della pittrice aggiunge un'attenzione ad un team di pittori tedeschi che in quel di Dresda, nei primi anni del secolo e precisamente nel 1905, hanno fondato un club, hanno fondato una riflessione, hanno impostato un manifesto, hanno proclamato dei concetti d'arte che con filiazioni e congiunzioni d'altri provenivano certamente dai "cube", ma anche -e soprattutto- da quelli che sono i "fauves" francesi.
Le caratteristiche formali e tecniche sono quelle che ho evidenziato, in poche parole: un cromatismo acceso e colori, ecco forse l'aggettivo giusto è: dei colori metallici, un accordo contrasto tra colori cercati, una figura approntata, accennata perché al di là degli aspetti realistici, del dato reale, fisionomici -quando si tratta di fare un ritratto-, vi è qualche cosa di sottinteso, di pregnante, di nascosto , di spirituale che ha previo sugli eventi della raffigurazione tradizionale, proprio secondo i dettami dei "fauves", proprio secondo le idee di questi del ponte.
C'è da aggiungere che, per questo, mi piace citare soprattutto Rouault; perché Rouault è sì partito soprattutto come pittore delle meretrici, poi si è convertito -ed è logico-, è naturale parlare di una valenza religiosa, di una sacralità, dell'ultimo Roualt; ed è questo l'elemento che contraddistingue e caratterizza la pittrice.
Oserei dire che al di là delle tecniche, al di là della bravura: vedete questo ponte, anche sul piano di una visione tradizionale, anche sul piano di un figurativismo che è continuo, quello sarebbe un bel quadro, la pittrice potrebbe anche "lavorare" su questo ma quello che è primario sui suoi quadri è la valenza, è la pregnanza, è l'impegno, è il sottinteso, la fede della verità, il simbolismo è l'obiettivo.
Il quadro è per un'armonia di colori, deve stabilire un rapporto tra mondo e artista e deve lasciare un messaggio.
E il messaggio è per esempio il messaggio del "ponte" , "l'uomo è un ponte non è uno scopo", così i maestri di Dresda avevano proclamato.
Oggi forse sappiamo travolgere il concetto, badiamo ad una orizzontalità e ad una verticalità dell'uomo.
L'uomo in verticale e guarda Dio, l'uomo in orizzontale e guarda gli uomini.
Questo è il concetto che i pittori di Dresda già avevano evidenziato e preannunciato con un'altra formula, ma è la formula vincente, è il dato fondamentale su cui si regge la pittura di L50, la pittura di Teodolinda Varisco. La pittrice dell'anima.
Al di là dei quadri di mero soggetto religioso che le croci, non c'è bisogno perchè qualunque panorama, qualunque paesaggio, qualunque visione può avere il fondamento di una valenza religiosa (N.d.R. = Non occorre fare un Cristo o una Croce, poiché l'arte è sacra già; come diceva Vincent: Uomo+Natura questo è la sacralità) questa è la motivazione e l'obiettivo che muove Teodolinda.
Io concludo soprattutto pregando coloro che sono qui ora -e coloro che leggeranno questo mio breve intervento- di guardare i bei quadri, di vedere e di cogliere il messaggio e di apprendere da alcune citazioni che danno alla mostra magari una coloritura un pochino intellettualistica: "M'illumino d'immenso!", di fronte ad un certo quadro; questa è la didascalia, va bene, nel ricordo del Poeta ma è solo di un intellettualismo producente. C'è un intellettualismo vacuo, retorico, c'è invece l'elemento che si definisce intellettualistico ma che è soltanto intellettuale e che è un giusto accompagnamento nella nostra condizione umana sia sul piano orizzontale, nel rapporto con gli altri, sia soprattutto sul piano verticale quando camminando con i piedi per terra leviamo gli occhi verso Dio e non riteniamo questo che ci riporti indietro ai tempi medievali di Dante e dei suoi quando gli uomini appunto viaggiavano coi piedi per terra e gli occhi rivolti al cielo (verso Dio) persuasi che questa nostra vita terrena non avesse un grande valore perché serviva a guadagnarci l'altra, quando anche la donna e l'amore erano visti sub-speciem aeternitatis, in funzione dell'Eterno. Se non c'è lo Spirito e i suoi Doni...
Ancora oggi, signori miei, in questo mondo, con spiccate propensioni al materialismo edonistico, i valori dello Spirito sono sempre eternamente valori. E quindi anche l'artista che cerca di evidenziarli e di sottolinearli merita: attenzione, parole di plauso parole di stima.
Cara signora ancora grazie a Lei!
Arrivederci alla prossima mostra».

Prof. PIER FRANCO BERTAZZINI
(Storico e Critico dell'Arte, già Sindaco di Monza
)