Teodolinda
+Cosmo Francesco Ruppi  
+Vito De Grisantis 
indice
home
mail
 
 

Maria, donna del sabato santo

 «Nelle feste c’è Lui.

Nelle vigilie, al centro, c’è Lei.

Discreta come brezza d’aprile che ti porta sul limitare di casa profumi di verbene, fiorite al di là della siepe.

Ci sono, a volte, degli attimi così densi di mistero, che si ha l’impressione di averli già sperimentati in altre stagioni della vita. E ci sono degli attimi così gonfi di presentimenti, che vengono vissuti come anticipazioni di beatitudini future.

Nel giorno del sabato santo, di questi attimi, ce n’è più di qualcuno. E’ come se cadessero all’improvviso gli argini che comprimono il presente. L’anima, allora, si dilata negli spazi retrostanti delle memorie.

Fascino struggente del sabato santo, che ti mette nell’anima brividi di solidarietà perfino con le cose e ti fa chiedere se non abbiano anch’esse un futuro di speranza!

Se nel sabato santo il presente sembra oscillare su passato e futuro, è perchè protagonista assoluta, sia pur silenziosa, di questa giornata è Maria.

Dopo la sepoltura di Gesù, a custodire la fede sulla terra non è rimasta che lei. Il vento del Golgota ha spento tutte le lampade, ma ha lasciato accesa la sua lucerna. Solo la sua. Per tutta la durata del sabato, quindi, Maria resta l’unico punto-luce in cui si concentrano gli incendi del passato e i roghi del futuro. Quel giorno ella va errando per le strade della terra, con la lucerna tra le mani.

Santa Maria, donna del sabato santo, estuario dolcissimo nel quale almeno per un giorno si è raccolta la fede di tutta la Chiesa, tu sei l’ultimo punto di contatto col cielo che ha preservato la terra dal tragico “black-out” della grazia. Guidaci per mano alle soglie della luce di cui la Pasqua è la sorgente suprema.

Santa Maria, donna del sabato santo, aiutaci a capire che, infondo, tutta la vita, sospesa come è tra le brume del venerdì e le attese della domenica di risurrezione, si rassomiglia tanto a quel giorno. E’ il giorno della speranza, in cui si fa il bucato dei lini intrisi di lacrime e di sangue, e li si asciuga al sole di primavera perchè diventino tovaglie d’altare.

Ripetici, insomma, che non c’è croce che non abbia le sue deposizioni. Non c’è amarezza umana che non si stemperi in sorriso. Non c’è peccato che non trovi redenzione. Non c’è sepolcro la cui pietra non sia provvisoria sulla sua imboccatura. Le rapsodie, più tragiche accennano ai primi passi di danza. E gli ultimi accordi delle cantilene funebri contengono già i motivi festosi dell’alleluia pasquale.

Santa Maria, donna del sabato santo, raccontaci come, sul crepuscolo di quel giorno, ti sei preparata all’incontro col tuo figlio risorto. Quale tunica hai indossato sulle spalle? Quali sandali hai messo ai piedi per correre più veloce sull’erba? Come ti sei annodata sul capo i lunghi capelli di nazarena? Quali parole d’amore ti andavi ripassando segretamente, per dirgliele tutte d’un fiato non appena ti fosse apparso dinanzi?

Madre dolcissima, prepara anche noi all’appuntamento con Lui.

Destaci l’impazienza del suo domenicale ritorno. Adornaci di vesti nuziali. Per ingannare il tempo, mettiti accanto a noi e facciamo le prove dei canti. Perché qui le ore non passano mai».

(da “Maria, donna dei nostri giorni” di Mons. Tonino Bello, Vescovo di Molfetta)



© 2005 Técne Art Studio, Monza

e-mail: teodolinda@alessiovarisco.it

Webdesign: Alessio Varisco