Alessio Varisco

L'idea del sacro in Mario Botta

 

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chiesa dEl Santo Volto in Torino
opera dell'architetto ticinese Mario Botta
 

La Chiesa del Santo Volto di Torino: un’opera di grande spiritulità dedicata alla Sacra Sindone

Il progetto-sfida di Poletto-Botta

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(foto tratta da: http://www.diocesi.torino.it)

La Chiesa del Santo Volto è l’edificio religioso più moderno dell’Arcidiocesi di Torino. Indubbiamente è anche fra i più particolarmente significativi per la città di Torino e per l’intera area settentrionale. Un edificio che ha fatto tanto parlare, anche per i suoi costi: sono stati stimati 30 milioni di euro complessivi di cui 12 sborsati dalla diocesi, mentre i rimanenti dalla Cassa di Risparmio di Torino, dalla Compagnia di San Paolo e dal governo della Regione Piemonte.

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(foto tratta da: http://www.diocesi.torino.it)

Un edificio simbolo: della cristianità, dell’amore per la Sacra Sindone custodita nella Città, della laboriosità. Per quest’ultima ragione la chiesa è stata pensata all’interno della "spina 3", ovvero quella parte del comune di Torino compresa tra i quartieri San Donato, Parella e Madonna di Campagna. La chiesa ubicata fra Via Val della Torre, Via Borgaro. La chiesa del Santo Volto –per la sua collocazione baricentrica nell’area interessata- ha dettato le linee portanti dell'idea progettuale con la proposta di un intervento a forte carattere monumentale. Nel commissionare il progetto per la Chiesa del Santo Volto a Torino, Sua Eminenza il Cardinale Severino Poletto aveva ben presenti le ragioni, i rischi e le speranze che una chiesa oggi solleciti nel particolare confronto con la città. Torino, come molti altri centri urbani europei ha vissuto negli ultimi decenni attorno all’immagine della sua configurazione storica, mentre le nuove urbanizzazioni sono riuscite solo raramente a trasformarsi in tessuti attivi della città. Ed è così che un antico quartiere operaio vive la scommessa della fede per mano di un architetto, Mario Botta, uno dei maggiori architetti viventi, nato a Mendrisio, nel Canton Ticino, 64 anni orsono. Autore di numerosi oggetti di design, case, musei, noto soprattutto per gli “spazi sacri”: la cattedrale della Resurrezione a Evry in Francia (1995), la sinagoga e il Centro dell’eredità ebraica a Tel Aviv in Israele (1998), la cappella dell’aeroporto Malpensa a Milano (1998) e ora il complesso del Santo Volto a Torino.

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(foto tratta dal sito www.mariobotta.ch)

 

Non si può negare che il complesso torinese spicchi e per l’originalità e l’aspetto estremamente maestoso. Anzi -come è stato osservato- contrasta, così maestoso com’è, e nello stesso tempo è integrato con il colpo d'occhio post-industriale della zona in cui sorge. Lo stesso Botta ha osservato che

«il progetto adotta il linguaggio di oggi, ma ricerca nella storia delle tipologie ecclesiali la ragione di esprimersi. È questa la scommessa dell’architetto, che deve essere assunta come speranza verso quel bisogno di spiritualità che sorregge l’operare quotidiano. La scommessa è che i sentimenti suggeriti dalla chiesa del Santo Volto non restino soltanto patrimonio dell’architetto, ma che possano essere condivisi dalla comunità torinese, visto che il ruolo dell’architettura è soprattutto riuscire a essere interprete delle speranze del proprio tempo».

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Il tempio cristiano sorge idealmente in un’area che un tempo era il regno delle più grandi fabbriche: Michelin, Teksid, Deltasider, Pianelli&Traversa. In “spina 3” vi erano anche gli altiforni degli stabilimenti siderurgici più grandi, unitamente ad alcune acciaierie. L’area era decaduta e - negli ultimi anni- era divenuta oggetto di interventi di riqualificazione urbana. Il cardinale Severino Poletto, , ha aggiunto che

«questa è una chiesa nuova per una comunità nuova. Qui abbiamo una parrocchia che conta già 12 mila abitanti. Era necessario e doveroso provvedere a un centro di culto per la comunità che sta nascendo in questo quartiere nuovo. Naturalmente, dovendo fare una chiesa, abbiamo anche pensato a trasferire qui gli uffici della Curia».

Fra gli anni '80 e '90 esistevano solo impianti industriali obsoleti. Il progetto di riqualificazione dell’area ha coinvolto diversi progettisti e a partire dal 2000 hanno trovato spazio, -al posto dei dismessi stabilimenti- un ipermercato, un cinema multisala, un museo, diversi centri per la ricerca. Quest’intervento in un’area degna di interesse per i torinesi, geograficamente posta in prossimità del fiume Dora Riparia, ha ridato un nuovo look ad un’ampia zona, rimodernando l’intera città. Ora una serie di fabbricati residenziali sorgo laddove un tempo erano suoni di sirene che richiamavano la moltitudine di operai ad apprestarsi ad iniziare i loro turni nelle fabbriche. Questo cambiamento ha portato e porterà nella zona più di 15000 nuovi abitanti. Inoltre le sponde della Dora saranno mutate in un verdeggiante parco pubblico.

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Una grande sfida per un’area in divenire… Di qui l'esigenza -come sottolineato dal Cardinal Poletto, di «fornire il servizio religioso al nuovo quartiere» e di costruire, in forme monumentali, la prima chiesa del XXI secolo. Una grande impresa, affidata ad un architetto noto e non scevro dalla dialettica religiosa, capace di trasfondere valori di brillantezza nell’estetica architettonica, già autore di molti spazi sacri. Unico architetto ad aver progettato una moderna cattedrale.

L’occasione del disegno di una nuova chiesa, fa tornare indietro alle grandi speranze del passato e cioè a «quando -per dirla con Le Corbusier- le cattedrali erano bianche». La realizzazione di un nuovo impianto ecclesiale -in sostituzioni di aree industriali dismesse- diventa impegno importante per la ricucitura di differenti parti urbane e come presenza capace di costituire un nuovo polo di vita sociale oltre che religiosa.

L'edificio religioso è stato edificato in soli cinque anni ed ha impegnato oltre cento lavoratori tra operai e professionisti. In realtà l’idea di erigere una nuova Chiesa Parrocchiale –dedicata al Santo Volto in Torino- risalirebbe al 1993, mentre l’incarico viene affidato solo a fine Millennio. Difatti il disegno è risalente al 2000.

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foto tratta da http://www.diocesi.torino.it)

 La chiesa del Santo Volto si trova all'incrocio tra via Borgaro e Corso Svizzera, a poca distanza dalla Dora; la parrocchia omonima è stata inaugurata l'8 dicembre 2006 durante una cerimonia solenne cui ha partecipato la cittadinanza guidata dall'arcivescovo Poletto, committente di un simile grandioso –e ambizioso- progetto. La diocesi di Torino ha festeggiato dopo ben 30 mesi dalla posa della prima pietra -il 24 giugno 2004- festività di san Giovanni Battista, che è il patrono della Città. E così il giorno dell’Immacolata Concezione si è verificato il “gran giorno” e la chiesa del Santo Volto è stata ufficialmente esibita alla Città, lo stesso giorno l’Arcivescovo torinese ne ha consacrato l’altare.

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(L’interno della Chiesa durante una solenne celebrazione presieduta dal Cardinale Arcivescovo; foto tratta da http://www.diocesi.torino.it)

La chiesa è in realtà uno spazio religioso di oltre 10 mila metri quadrati, che sorge in via Val della Torre, proprio dove anni fa c’erano gli altiforni delle acciaierie Fiat. Comprende non solo l’edificio sacro, gli uffici parrocchiali ed una cappella iemale,

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ma anche un centro congressi sotterraneo (è molto presente nelle opere di Botta questa necessità di spazi polivalenti per la catechesi, le conferenze, i dibattiti), oltre ai nuovi uffici della Curia diocesana ed annessi parcheggi. Una struttura colossale.

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(Pianta del primo piano della Chiesa del Sacro Volto in Torino; foto tratta da http://www.diocesi.torino.it)

 Per la sua collocazione che offre una particolare visibilità da Piazza Piero della Francesca, la nuova chiesa si presenta con un impianto a carattere monumentale, segno fortemente plastico capace di indirizzare l’attenzione del visitatore verso uno spazio centripeto; una presenza che non risulterà certo indifferente al tessuto dell’intorno.

«Nei primi tre anni ho seguito soprattutto i lavori del complesso –afferma don Giuseppe Trucco, parroco della Chiesa del Santo Volto-, ma riservando sempre la dovuta attenzione agli stuoli di famiglie che nel frattempo si insediavano attorno: sono circa 12 mila persone già residenti, che arriveranno a 15 mila. Sono famiglie in prevalenza giovani, con molti bambini e ragazzi».

E’ questo un segno che richiama l’impegno per la costruzione della città attraverso i suoi monumenti più significativi, un’immagine capace di testimoniare in termini positivi pur nella contraddittorietà della contemporaneità. «L’intento pastorale –continua il parroco del Santo Volto in Torino- è di formare una comunità di grande partecipazione e condivisione, in tutti i campi. Oltre ai programmi diocesani, si vuol mettere al centro dell’attività la formazione perché i cristiani non siano tali soltanto per anagrafe, ma per scelta, consapevoli».

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foto tratta da http://www.diocesi.torino.it)

Questo progetto adotta il linguaggio di oggi ma ricerca nella storia delle tipologie ecclesiali la ragione di esprimersi. È questa la scommessa dell’architetto che deve essere assunta come speranza verso quel bisogno di spiritualità che sorregge l’operare quotidiano. La scommessa è che i sentimenti suggeriti dalla Chiesa del Santo Volto a Torino non restino unicamente patrimonio dell’architetto ma che possano invece essere condivisi dalla comunità torinese visto che il ruolo dell’architettura è soprattutto riuscire a essere interprete delle speranze del proprio tempo.

«Per la città -ha aggiunto il cardinale- penso sia un valore aggiunto anche dal punto di vista artistico, e unico esempio in Piemonte di architettura sacra di prestigio di questo tempo. Non vorrei che questi ultimi decenni fossero in futuro ricordati come il secolo dei supermercati, dato che tante chiese sono state fatte con impostazioni ridotte, quasi irriconoscibili. Certo, dall’esterno la costruzione può destare un po’ di meraviglia. Le sette torri che cercano la luce dall’alto indicano proprio l’uomo che cerca la verità, e non può non trovarla che in Dio. Questa chiesa dice all’uomo: “Sali verso il cielo, verso la luce di Dio, per conoscere la verità”. L’interno, poi, è di una bellezza straordinaria».

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(foto tratta dal sito www.mariobotta.ch)

 

La nuova chiesa non è, però, soltanto un mero edificio grandioso, una sorta di mausoleo mastodontico. Essa vuole essere - al contrario- una parrocchia più che mai viva.

«Una delle più belle definizioni –dice il cardinal Poletto- di parrocchia è: la chiesa tra le case degli uomini. Questa parrocchia, dunque, non è un circolo chiuso, dove si cerca di accogliere soltanto chi viene, ma deve essere attenta a tutti, deve fare una conversione missionaria, come tutte le parrocchie. Insomma, indica la volontà di contattare le famiglie che abitano in questi palazzoni enormi, cresciuti anche qui attorno alla chiesa, per portare loro l’annuncio di Cristo, per fare insieme un cammino di fede».

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(foto tratta dal sito www.mariobotta.ch)

La chiesa del Santo Volto si presenta a pianta centrale, è connotata da sette torri perimetrali alte 35 m perimetrali ognuna delle quali porta una luce zenitale all'interno dell'aula.

Durante la costruzione era molto ben visibile il disegno della stella a sette punte. Al di sotto dell’area di culto, rialzata in corrispondenza del presbiterio, è ospitata una sala auditorium sotterranea (attrezzata in maniera polivalente) e una serie di locali contorneano la chiesa nei quali presto si sposteranno gli uffici della curia torinese. L’intera superficie, fra il fabbricato chiesa e locali curiali, misura 12000 metri quadrati.

«Sotto la chiesa e il sagrato sarà realizzato, un centro congressi per le attività pastorali. Accanto sorgeranno una cappella feriale, spazi amministrativi della Curia Metropolitana e ambienti per le attività parrocchiali su un edificio a tre piani perpendicolare al precedente. La torre della ex ciminiera delle acciaierie sarà conservata e avvolta da una struttura elicoidale, che dà un senso di ascensione, sulla cui sommità sarà sistemata una croce. La costruzione sarà realizzata con rivestimento di mattoni fatti a mano rosati, prodotti dalla Fornace Ballatore con selezionate le terre del Piemonte». [Mario Botta]

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(L’interno della Chiesa del Sacro Volto in Torino; foto tratta da http://www.diocesi.torino.it)

L'interno della chiesa si presenta molto luminoso -grazie ai raggi di luce che penetrano perpendicolarmente dalle alte torri- ha una capacità di circa 1000 posti –di cui 700 sedute-.

Posteriormente l'altare si evidenzia il Santo Volto della Sindone -cui è stato dato un effetto pixel- semplificato con una tecnica di testurizzazione dei mattoncini di terracotta posti in rilievo.

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(foto tratta dal sito www.mariobotta.ch)

 

Il nome della chiesa è un evidente riferimento alla cristianità cittadina ed alla custodia della Sacra Sindone in Torino.

Il “dato luce”, incontrovertibile nell’architettura bottiana, nasce dalle sette torri, attraverso i lucernari angolati a 45 gradi che convogliano la luce zenitale al di sotto, all’interno della struttura, ed in sette volumi bassi, che compongono le sette cappelle.

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(foto del cantiere da: http://www.ballatore.it/news_dettaglio.asp?id=23)

Il numero “sette” non è casuale… Difatti è stato scelto dall’architetto per gli evidenti segnali religiosi e simbolici. Il simbolismo numerico in Botta, allusivo e prelusivo della soteriologia rimanda sovente alle Sacre Scritture, in una forma minimale, a volte scarna, quasi geometrica, fatta appunto di piani e superfici, materiali poveri che sottolineano questa necessità dell’uomo di catarsi in un’inquieta nostalgia delle origini. È decisamente un “primitivismo” quell’estetica bottiana, così incline alla citazione semplice, visiva dell’eidos che è immagine-pensiero.

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(L’interno della Chiesa del Sacro Volto in Torino; foto tratta da http://www.diocesi.torino.it)

 

Usuale l’impostazione della gerarchizzazione delle superfici, della divisione degli spazi liturgici, forse l’unico richiamo alla classicità di una “forma” stereotipata nel contenuto, con l’abside è in asse con l’ingresso. L’elemento innovativo è lo sfondo del presbiterio, costituito da uno sfondo, un fondale, che sapientemente, grazie alla texturizzazione dei mattoni ed al conseguente gioco di luci e ombre ha consentito di proiettare sulla parete l’immagine Sindonica.

Di giorno, la chiesa è illuminato internamente da una luce zenitale, che produce sfumature dissimili in base al corso del sole. Questo il volere, molto ben riuscito in quest’opera, dell’architetto elvetico, sempre attento al dato luministico interno alle sue creazioni.

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(foto tratta da http://www.ballatore.it in cui son visibili le piastrelle in vetrocemento durante la costruzione della chiesa)

 

Di notte, per contro, ha luogo il contrario: la luce non naturale dell’interno è irradiata all’esterno, attraverso 700 piastrelle in vetrocemento, posizionate nelle torri.

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(Le piastrelle di vetrocemento dall’interno; foto tratta da http://www.diocesi.torino.it)

 

Non solo: la facciata principale è “segnata” da una croce vetrata, con il braccio verticale di 22 metri e quello orizzontale di 8: anch’essa illuminata dall’interno, è rivolta verso la città. L’ex ciminiera è stata conservata per ricordare la presenza operaia nel quartiere, ed è avvolta da una struttura elicoidale, che dà un senso di ascensione, e sulla sommità è posta una croce.

Ciò che pone in “continuità” il passato laborioso dell’area “spina 3” con l’attuale complesso parrocchiale –inserito nell’erigendo quartiere- è il campanile. Esso è il manifesto elemento di successione –una sorta di trait d’union- tra l’antecedente acciaieria e l'attuale chiesa.

Il campanile diviene il “continuum” che, senza sovrapporsi al passato, intende risuonare –come Cristo- nella storia, lascia l’immagine della vecchia ciminiera. È così che il campanile non resta un mero elemento decorativo, un post-moderno segnale puerile o retorico.

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(La sezione del progetto della Chiesa del Sacro Volto in Torino, con la ciminiera avvolta dall’elemento elicoidale; foto tratta da http://www.diocesi.torino.it)

 

Merita un discorso a sé stante la riscoperta di un simbolo –quasi citazione di archeologia industriale- ciminiera svettante recuperata per farne l’elemento cardine della cristianità il campanile, alla cui sommità svetta l’emblema cristico, la Croce.

«Essa vuole ricordare –sottolinea il cardinal Poletto- che in questa zona esistevano ferriere e stabilimenti. È quindi, un atto di omaggio alla storia di una città industriale come Torino. Vuol dire che il lavoro non è avvilente, ma nobilita l’uomo. In questo modo, il sudore di tanti padri di famiglia, che qui si sono guadagnati il pane giorno dopo giorno, mi pare venga esaltato, nobilitato e ricordato nel tempo».

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(L’elemento elicoidale del campanile-ciminiera della Chiesa del Sacro Volto in Torino; foto tratta da http://www.diocesi.torino.it)

Mario Botta pensa ad un segnale che -avvolto da una struttura metallica elicoidale- dà il senso dello slancio verso la Croce, posta alla sommità del fumaiolo. Le campane sono ubicate ai piedi della ciminiera, di fianco alle gradinate che danno accesso al sagrato.

«La ciminiera è –sottolinea lo stesso Botta- una presenza, una memoria della cultura operaia che ha visto grandi fatiche su questo territorio. La caratteristica della cultura della città europea è quella di avere una stratificazione storica: non azzerare il tessuto preesistente, ma creare una complicità. Noi abbiamo voluto segnare la presenza delle grandi acciaierie che contraddistinguevano questo luogo con la permanenza della ciminiera, che è stata “corretta” con la forma ellittica che termina con la croce».

Come molte altre città europee anche Torino sta sfidando -in questi ultimi decenni- la scommessa di nuove profonde trasformazioni che hanno modificato e trasformeranno radicalmente il suo tessuto urbano. Molte delle innumerevole –e talvolta vaste- aree industriali dismesse nel seno della città attribuiranno in un prossimo futuro nuove ispirazioni.

Questo è per l’Europa, lo è stato per gli Stati Uniti d’America, ed ora è anche per Torino, che da città industriale si sta velocemente tratteggiando come nuova realtà post-terziaria.

È in questo contesto di importanti trasformazioni che il progetto del Cardinale Severino Poletto, Arcivescovo della città, e realizzato dall’elvetico Mario Botta ha preso corpo. La Chiesa Parrocchiale del Santo Volto è l’icona –nell’accezione più greca del termine- di una costruzione su un’area ex industriale. Sorge al posto delle acciaierie in via Borgaro di un centro liturgico-comunitario che vede la costruzione di una chiesa -dedicata al Santo Volto nella città che è custode del Sacro Lino Sindonico-, dei relativi servizi parrocchiali, nonché di tutti gli uffici della Curia Metropolitana e di una sala congressuale. Quest’ultimi spostamenti hanno voluto significare una sorta di devoluzione della sede storica della Curia Arcivescovile torinese in un nuovo quartiere, in una sede che ha fatto discutere dalla sua edificazione e segnerà il typos per molte altre realtà diocesane.

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(Gli uffici della Curia e della Parrocchia del Sacro Volto in Torino; foto tratta da http://www.diocesi.torino.it)

Per Mario Botta realizzare oggi uno spazio religioso entro un tessuto sociale-multietnico -di una comunità sempre più secolarizzata- rappresenta una sfida. Per riuscire in questo duro ed ardito confronto –fra l’artista che vuole esprimer un credo ed una società secolarizzata- occorre scontrarsi con il disegno e l’immagine della città.

Difatti progettare una nuova chiesa è un’eccezionale occasione per riguardare criticamente le modificazioni rese operative dalla cultura moderna. Si può parlare di vere e proprie metamorfosi che posso dare il nuovo “senso” della realtà urbana spiritualizzata e tentare di incidere -o addirittura correggere- le abbondanti slogature conseguite dalle recenti urbanizzazioni.

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(Mario Botta e sullo il fondale raffigurante il Volto Sindonico nella Chiesa del Sacro Volto in Torino; foto tratta http://www.comune.torino.it)

 

Orbene si profila la figura professionale dell’architetto/demiurgo che ri-definisce l’urbano e ne corregge le impostazioni malevole, gli sbagli, fornendo –utilmente- strumenti e simboli dell’adesione alla giusta soluzione. Un architetto che è anche istruttore, che amministra e converge l’agire umano verso i tria munera di agostiniana memoria: docendi, edificandi et santificandi.

Il tema della chiesa ha una sua propria storia millenaria e ha sempre rappresentato un punto di riferimento con attività e servizi preziosi per la crescita e la qualità del tessuto dell’intorno.

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(Veduta dall’alto delle sette torri della Parrocchia del Sacro Volto in Torino; foto tratta da http://www.diocesi.torino.it)

 

Con la costruzione della chiesa si persegue uno spazio di dialogo e di confronto dentro la complessità e la contraddittorietà del tessuto urbano quale momento di pausa, spazio alternativo agli obiettivi strettamente “tecnici e funzionali” ai quali fanno oggi riferimento le spinte di crescita della città.

Con la chiesa si vuole riportare all’attenzione del cittadino un territorio di memoria con la sua stratificazione storica che trova nel presente una naturale continuità che parla della sensibilità del nostro tempo e che testimonia le nostre attese, le nostre speranze.

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(L’interno della Chiesa del Sacro Volto in Torino; foto tratta da http://www.diocesi.torino.it)

«Una nuova chiesa é luogo di sosta, di silenzio, di preghiera che, attraverso l’architettura, riafferma i valori di autentico umanesimo della cultura cristiano-occidentale per riproporli oggi quali premessa per un’autentica accoglienza all’interno della comunità. Il fatto architettonico, in quanto opera che agisce come modello capace di definire lo spazio di vita dell’uomo non è una componente neutra e immobile dentro il tessuto sociale, ma una realtà che interagisce con forza offrendo, o talvolta negando, le condizioni ambientali di qualità e di bellezza essenziali per accogliere l’utilizzatore. La bellezza, pur modellata attraverso i canoni e la sensibilità del nostro tempo, è parte essenziale dei valori e delle emozioni che inconsciamente tutti noi cerchiamo nella città. Si può in tal senso forse dire che il vero obiettivo di questa nuova realizzazione è quello di offrire una nuova qualità urbana» [Mario Botta].

Quindi, per l’architetto così come per tutti gli altri fruitori della città, anche i servizi tecnico-funzionali ricercati per quest’azione prendono nuovi significati simbolici che vogliono ripresentarci condizioni urbane nuove.

Questa la Chiesa del Santo Volto per me. Questo il progetto di Botta a Torino –in cui committente ed architetto in maniera sistematica e come una sinfonia compongono suoni liberi- dove il “cives”–una sorta di nuovo pellegrino- peregrina dentro il labirinto della città contemporanea.

Questo il significo intrinseco dell’edificio –che rimanda alle sette chiese, ai settenari, alle sette trombe di apocalittica memoria e rinvia a quella Gerusalemme Celeste di cui tutti auspicano il ritorno e la fine ultima di ogni nostro pellegrinaggio quaggiù- può ancora rintracciare un’emozione grande. Entrare qui dentro è come farsi piccoli in uno spazio in-divenire, farsi silenzio, impetrarsi speranza per la “Beth” (ovvero Casa Celeste).

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In ultimo mi sia concessa un’unica notazione: la visita andrebbe eseguita sommessamente, senza pregiudizi sull’estetica bottiana, sull’aspetto esteriore… Insomma consentendo al fabbricato/chiesa di trasmetterci quelle pulsioni che l’hanno generata. Così sottovoce -anche la nostra orazione- in un luogo che prima è stato prima fabbrica ed ora chiesa, per consentire una preghiera più profonda. Una visita attenta consentirà un proficuo –e scaturente- interrogativo sul nostro perché, sul mistero della nostra vita -però letta e dis-velata nell’ottica cristiana-, in modo tale da potersi riconciliare con la storia del proprio tempo, con noi stessi e lo scenario urbano, inquietante –a volte- e così privo di significative immagini che ci riconducano a Dio.

Monza, 14 settembre 2007

Prof. ALESSIO VARISCO

Storico dell’arte

Direttore Antropologia Arte Sacra

http://www.antropologiaartesacra.it

 

fonti fotografiche:

http://www.diocesi.torino.it/santovolto2006/gallery.htm;

http://www.botta.ch:

http://www.comune.torino.it/scatTO/archivio/2006/dicembre06/20061207.shtml;

 http://www.ballatore.it/news_dettaglio.asp?id=23.

  Fotografie delle opere bottiane




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